COME BARCHE CONTROCORRENTE

>>> ASCOLTA IL PODCAST <<<

Luca Baccolini, giornalista, classe 1987, scrive dal 2010 per l’edizione bolognese di “Repubblica” e dal 2016 è redattore del mensile “Classic Voice”. Autore di numerosi libri su storia e costumi di Bologna, ha condotto per sette anni programmi radiofonici di intrattenimento culturale. Nel 2019 ha scritto il soggetto teatrale per “Opera show cooking”, spettacolo con la partecipazione di Antonino Cannavacciuolo. Collabora con svariate istituzioni musicali ed enti lirici.

Luca Baccolini

Kol Nidrei, op. 47

Max Bruch (1838-1920) era protestante ma entrò in contatto con la cultura ebraica grazie al suo maestro Ferdinand Hiller, che lo introdusse alla famiglia Lichtenstein, molto influente a Berlino. L’Adagio su due melodie ebraiche per violoncello e orchestra (con arpa) consiste essenzialmente in una serie di variazioni su due temi principali di origine ebraica, il primo dei quali (quello che dà anche il titolo al brano), arriva dal “Kol Nidre”, formula che viene recitata durante la funzione dello Yom Kippur. Qui il violoncello sembra imitare la voce rapsodica del cantore che intona la liturgia nella sinagoga.

Chichester Psalms

Nel 1965 Leonard Bernstein si concesse un anno sabbatico dalla posizione di direttore musicale della New York Philharmonic e poté di nuovo dedicarsi a tempo pieno alla composizione. I “Chichester Psalms” arrivarono subito dopo la sua Terza Sinfonia “Kaddish” in memoria del presidente Kennedy. Entrambi i pezzi combinano cori su testi ebraici. Ma laddove “Kaddish” è una dichiarazione di profonda angoscia, i “Chichester Psalms” sono pieni di speranza e fiducia nella vita. Bernstein chiese espressamente che il testo fosse cantato in ebraico (non esiste nemmeno la traduzione inglese nella partitura), usando i profili melodici e ritmici della lingua ebraica.

Un americano a Parigi 

Scritto per grande orchestra con un’imponente sezione di percussioni (di cui fanno parte anche grancassa, block, piatti, xilofono, glockenspiel, celesta e persino 4 clacson), “Un americano a Parigi” è il poema sinfonico con cui Gershwin condensò le impressioni di un viaggio in Europa in visita ad alcuni dei suoi idoli musicali (Ravel compreso). È una passeggiata andata e ritorno a bordo Senna, con vista Champs-Elysees, scene di risse e amori notturni impregnati di ragtime tipici degli anni ’20, quando la crisi del 1929 non aveva ancora gettato ombre lunghe e fosche sul destino dell’America e del mondo intero.

Boléro

Sottratto completamente agli impegni dello sviluppo tematico, dal 1928 il “Boléro” serba il suo fascino nella ripetizione ossessiva di un unico disegno, in un crescendo progressivo di moduli ritmici-melodici che fanno entrare in scena differenti strumenti, fino alla grande esplosione finale. All’origine di un brano che inchiodò Maurice Ravel a una fama troppo “mirata”, c’è un senso ipnotico e sensuale irresistibile. Ma soprattutto la dimostrazione pratica di quanto si possa ottenere lavorando solo sulle dinamiche e sull’orchestrazione.