DALLE TENEBRE ALLA LUCE
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Luca Baccolini, giornalista, classe 1987, scrive dal 2010 per l’edizione bolognese di “Repubblica” e dal 2016 è redattore del mensile “Classic Voice”. Autore di numerosi libri su storia e costumi di Bologna, ha condotto per sette anni programmi radiofonici di intrattenimento culturale. Nel 2019 ha scritto il soggetto teatrale per “Opera show cooking”, spettacolo con la partecipazione di Antonino Cannavacciuolo. Collabora con svariate istituzioni musicali ed enti lirici.
Luca Baccolini
Parsifal suite
arr. Claudio Abbado
Il primo grande incontro di Claudio Abbado con Wagner avvenne con “Lohengrin” del 1981 alla Scala (la regia era di Giorgio Strehler). L’idea di accostare brani orchestrali tratti dalle opere è legittimata dallo stesso Wagner, che compì la stessa operazione fondendo il Preludio e il Liebestod, ovvero l’alfa e l’omega del “Tristano e Isotta” per renderli fruibili in forma di concerto senza la parte vocale. Anche per “Parsifal” il compositore tedesco produsse un arrangiamento simile, ma lo spartito originale andò perduto durante la guerra. Da qui l’idea di Abbado: ascoltando registrazioni di Furtwängler, Reiner e Muck che contenevano brani di “Parsifal” per sola orchestra, il grande direttore ha preparato una collezione che restituisse l’incanto mistico dell’ultima opera wagneriana.
Parsifal suite
arr. Claudio Abbado
Il primo grande incontro di Claudio Abbado con Wagner avvenne con “Lohengrin” del 1981 alla Scala (la regia era di Giorgio Strehler). L’idea di accostare brani orchestrali tratti dalle opere è legittimata dallo stesso Wagner, che compì la stessa operazione fondendo il Preludio e il Liebestod, ovvero l’alfa e l’omega del “Tristano e Isotta” per renderli fruibili in forma di concerto senza la parte vocale. Anche per “Parsifal” il compositore tedesco produsse un arrangiamento simile, ma lo spartito originale andò perduto durante la guerra. Da qui l’idea di Abbado: ascoltando registrazioni di Furtwängler, Reiner e Muck che contenevano brani di “Parsifal” per sola orchestra, il grande direttore ha preparato una collezione che restituisse l’incanto mistico dell’ultima opera wagneriana.
Concerto funèbre
Pur non avendo mai lasciato l’Europa in tempo di guerra, il tedesco Karl Amadeus Hartmann (1905-1963) fu un oppositore del regime nazista, al quale non fornì mai la sua musica. Dopo il 1945, molti dei suoi lavori ebbero la meritata visibilità, com’è il caso della “Musik der Trauer” (poi ribattezzata “Concerto funebre”), terminata all’alba del secondo conflitto mondiale e revisionata nel 1959. In una lettera al direttore Hermann Scherchen, Hartmann ha chiarito che la struttura del Concerto funebre è concepita per riflettere “la disperazione intellettuale e spirituale del periodo”, veicolata da una musica che oscilla tra rabbiose dissonanze e paesaggi di nera desolazione. Una delle pagine più intense e drammatiche del Novecento musicale.