DECISAMENTE ALLEGRO
Luca Baccolini, giornalista, classe 1987, scrive dal 2010 per l’edizione bolognese di “Repubblica” e dal 2016 è redattore del mensile “Classic Voice”. Autore di numerosi libri su storia e costumi di Bologna, ha condotto per sette anni programmi radiofonici di intrattenimento culturale. Nel 2019 ha scritto il soggetto teatrale per “Opera show cooking”, spettacolo con la partecipazione di Antonino Cannavacciuolo. Collabora con svariate istituzioni musicali ed enti lirici.
Luca Baccolini
Decisamente allegro
Commissionato a Nicola Campogrande (1969) dalla Filarmonica della Scala in occasione del suo 40° anniversario ed eseguito in piazza Duomo, a Milano, nel giugno 2022, “Decisamente allegro” è un pezzo di brillante inventiva e luminosa tessitura sonora, caratterizzando da un linguaggio terso e immediato, di stampo marcatamente ottimistico.
Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in fa diesis minore, op. 1
«La musica – diceva Rachmaninov – deve esprimere il paese di nascita del compositore, i suoi amori, la sua religiosità, i libri che l’hanno influenzato, le pitture che ama; la somma delle sue esperienze». Dichiarazione che sembra non adattarsi completamente al suo Concerto n. 1, inserito come opera prima nel catalogo di un compositore che nel 1891 era ancora diciottenne. La giovane età non inganni: virtuosismo funambolico del solista e densità della parte orchestrale rendono questo concerto uno dei più complessi e affascinanti del XIX secolo.
Sinfonia n. 2 in re maggiore, op. 43
Fu Arturo Toscanini a far conoscere all’Italia la musica di Jean Sibelius, dirigendo “Il cigno di Tuonela” proprio al Comunale di Bologna, nel 1904. Italianissima è l’origine della Seconda Sinfonia, composta tre anni prima durante un soggiorno del musicista finlandese a Rapallo. Naturalezza e immediatezza tematica sono le caratteristiche di tutta la produzione sinfonica di Sibelius. E questa “Seconda” non fa eccezione, contraddistinta com’è da un’ispirazione genuina, non afflitta da schematismi: «La forma definitiva di un lavoro – scriveva – dipende da pensieri che sono più forti di noi; in seguito si può dare sostanza a questo o a quello, ma tutto sommato noi siamo solo uno strumento».
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