Presentazione del libro

IL TEATRO DELLA GENTE

Persone, eventi e storie del primo Teatro pubblico d’Italia dalla sua nascita all’Ottocento da Farinelli a Wagner

di Cristiano Cremonini

Calamaro edizioni

ne parlano con l’autore:

Fulvio Macciardi
Sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna

Belinda Gottardi
Sindaca di Castel Maggiore con delega alla Cultura per l’Unione Reno Galliera

Elena Di Gioia
delegata distretti culturali Città metropolitana di Bologna, sistema teatrale
valorizzazione del lavoro culturale e artistico

Rolando Dondarini
Docente di Storia medievale e Didattica della Storia, Università di Bologna
Presidente Festa Internazionale della Storia

Riccardo Fiore
Direttore editoriale Calamaro Edizioni 

3 dicembre | H 18.30

Foyer Respighi

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

Sono entrato per la prima volta al Teatro Comunale di Bologna all’età di 15 anni, per vedere il Sigfrido di Richard Wagner con la regia di Pier’Alli; dirigeva Peter Schneider. Ho assistito a quella rappresentazione dal loggione, come i veri melomani, dopo aver fatto giorni prima il consueto iter: code su code e ripetuti appelli per garantirmi il posto (quasi un’epopea!); insomma, si poteva già dire da allora che ero “pazzo” per l’opera.

Fu un’esperienza che mi segnò profondamente: da quel momento il Comunale divenne un punto di riferimento molto importante per me. Vidi tanti altri pregevolissimi allestimenti, poi ovviamente venne il momento in cui ebbi il privilegio di salire anche io, da interprete, su quel palco…

Ma soffermiamoci su quello che io chiamo “il giardino segreto”, l’antica, magica sala progettata dal grande architetto e scenografo Antonio Galli Bibiena, il cui atto di nascita venne stipulato dal Senato bolognese nel 1756, quando tutti gli altri teatri italiani erano ancora espressione di un potere centrale assoluto. La natura di questo edificio fu da subito quella di servizio pubblico, di bene comune, frutto di una società civile che vanta da sempre e con orgoglio il motto “libertas” sul proprio stemma. Ecco perché ho intitolato questo libro Il teatro della gente.

Il clima culturale in cui nacque il “Nuovo Pubblico Teatro” era particolarmente florido; Bologna infatti, già rinomata per la sua Università, nel Settecento era, dopo Roma, la seconda città dello Stato Pontificio, e, fra i principali centri italiani, sicuramente quello dotato del maggior numero di istituzioni musicali.

La sua fama di città creativa delle arti e in modo particolare della musica, oggi riconosciuta anche dall’Unesco, nasce quindi alcuni secoli fa. Il celebre poeta Lorenzo Da Ponte, che creò i libretti delle opere italiane di Mozart, nelle sue Memorie scriveva che Bologna era la città ideale per gli impresari teatrali, essendo grande fucina di cantanti, strumentisti, compositori, scenografi e macchinisti…

Favorita anche dalla strategica posizione geografica, la città dotta e ospitale per antonomasia, era ed è tuttora tappa obbligata dei principali viaggi nella penisola. Chi vi passava per lavoro o per svago, molto spesso vi si stabiliva, e questo succede ancora oggi.

Tutti i più grandi artisti hanno soggiornato, studiato o addirittura vissuto a lungo a Bologna: 

Gioachino Rossini, ad esempio, che abitò per tanti anni in Strada Maggiore, la definì sua seconda patria. Così capitò al “più meraviglioso cantante del secolo XVIII”, ossia Carlo Broschi detto Farinelli, che decise di trascorrervi l’ultima parte della sua esistenza, e pure a Isabella Colbran, celebre soprano spagnolo detta “il rosignolo nero”, che al termine della sua gloriosa carriera si ritirerà in una villa in campagna a pochi chilometri dal centro.

Il giovane Mozart accompagnato dal padre Leopold soggiornerà più volte a Bologna per sostenere il temutissimo esame di aggregazione all’Accademia Filarmonica e per studiare con Padre Martini, “il Maestro dei Maestri”, venerato da tutta Europa e anche da Gluck, il grande riformatore del melodramma che durante le rappresentazioni della sua opera Il trionfo di Clelia, scelta per inaugurare il Teatro Comunale nel 1763, frequenterà assiduamente il frate francescano, istitutore della Scuola musicale bolognese.

Grazie poi a persone illuminate come il dandy rivoluzionario Camillo Casarini, Sindaco di Bologna dal 1869 al 1872, e Angelo Mariani, soprannominato “il principe delle orchestre”, direttore musicale del Comunale dal 1860 alla sua morte, avvenuta nel 1873, avrà inizio il periodo più fulgido della città felsinea, in cui, allo storico processo di riscossa nazionale predominerà l’importanza del dialogo interculturale. Al motto “l’arte è cosmopolita e umanitaria” perché si avvale di un linguaggio universalmente noto, lanciato da Casarini, si approderà all’esperienza wagneriana (Lohengrin, prima italiana, Teatro Comunale di Bologna, 1871), la “musica dell’avvenire” che poi influenzerà tutti gli illustri esponenti della cosiddetta Giovane Scuola Italiana: Puccini, Mascagni, Giordano, Catalani…

È bene ricordare che, dopo aver lottato duramente per affermare il proprio talento e le ardite, razionali innovazioni, grazie alla pionieristica, esterofila e accogliente città dell’Emilia-Romagna, il grande compositore di Lipsia poté “mettere un po’ di piede in Italia” (dirà lui stesso) dando così il via, attraverso la musica, ad “un nuovo connubio del genio dei popoli”. Viva Bologna!

Cristiano Cremonini