Gustav Mahler

Das Lied von der Erde

Gustav Mahler non riuscì mai ad ascoltare la sua “sinfonia per contralto, tenore e grande orchestra”. Morì infatti il 18 maggio 1911, sei mesi prima del debutto di “Das Lied von der Erde”, il “Canto della terra”. Ci sono opere dello spirito che segnano un’epoca o che ne preannunciano l’avvenire. Questo monumentale tempio musicale, scritto dopo l’Ottava Sinfonia, appartiene alla stessa categoria, non meno dell’“Interpretazione dei sogni” di Freud o del “Bacio” di Klimt, in una curva della storia in cui l’Impero Asburgico (ma potremmo dire per estensione l’Europa e l’Occidente) si aggrappava con disperazione ai suoi simboli, alla ricerca di sé stesso e delle sue certezze. Mahler, però, ne aveva già visto l’epilogo, come s’intuisce dal disincarnato e spettrale “congedo” (Der Abschied) che conclude un affresco sonoro in cui la Bellezza eleva il suo canto sublime contro una realtà in disfacimento. Alla ricerca di un altro mondo dove sia possibile esprimerla.

Luca Baccolini

Luca Baccolini, giornalista, classe 1987, scrive dal 2010 per l’edizione bolognese di “Repubblica” e dal 2016 è redattore del mensile “Classic Voice”. Autore di numerosi libri su storia e costumi di Bologna, ha condotto per sette anni programmi radiofonici di intrattenimento culturale. Nel 2019 ha scritto il soggetto teatrale per “Opera show cooking”, spettacolo con la partecipazione di Antonino Cannavacciuolo. Collabora con svariate istituzioni musicali ed enti lirici.