Teatro Manzoni

Il Teatro Manzoni nasce a Bologna nel 1933 come cinema.
Ospitato in un prestigioso palazzo Liberty costruito in pieno centro storico, a due passi da Piazza Maggiore, si affaccia su via de’ Monari, traversa di via Indipendenza.
Il suo puro stile Art Nouveau che caratterizza le facciate esterne, i decori e gli affreschi interni venne naturalmente mantenuto e rispettato nel radicale restauro avvenuto nel 2003.

Oltre a sede privilegiata per spettacoli e mostre, il Teatro Manzoni è un importante centro culturale e di aggregazione sociale: grazie alla sua struttura versatile, si propone come prestigiosa location congressuale e punto di incontro per il mondo dell’arte, della cultura, della politica, dell’economia, della cittadinanza e delle imprese.

Negli ultimi anni il Manzoni è diventato un luogo in cui musica classica, etnica, jazz e moderna si fondono e trovano ideale luogo di rappresentazione nella prestigiosa cornice di Bologna, insignita dall’Unesco come Città della Musica.

 

Il Cinema teatro Manzoni viene costruito agli inizi degli anni trenta con l’intento di diventare una delle strutture d’avanguardia capace di ospitare, con oltre 1600 posti, spettacoli cinematografici e teatrali. È realizzato con strutture in mattoni e ferro con travature chiodate delle Officine Calzoni con balconate laterali munite di parapetti eseguiti in opera con intonacatura di graticcio curvilineo di elegante fattezza. Il progetto di trasformazione del teatro è rivolto ad una struttura specifica per l’attività di musica sinfonica con possibili saltuari utilizzi congressuali. È perciò necessario un intervento sostanziale che, pur nel rispetto dei vincoli di salvaguardia posti dalle Soprintendenze ai Beni Architettonici e ai Beni Archeologici (per i livelli interrati) ottenga i requisiti necessari sia dal punto di vista estetico sia funzionale sia acustico. È presente anche un significativo e ingegnoso sistema di apertura del soffitto, nella parte centrale della sala che il progetto di trasformazione vuole conservare e valorizzare. Viene così ipotizzata una soffittatura “trasparente” in vetro che abbia i requisiti di riflessione e diffusione sonora necessari, la sagomatura secondo una precisa curvatura che valorizzi la “trasparenza” nei confronti della porzione di tetto sovrastante che viene mantenuta “mobile”. Si crea così un “lampadario” diffuso su buona parte del soffitto che illumina la sala come elemento principale. Anche il palcoscenico non è rispondente all’esigenza espressa con il boccascena di 10 metri scarsi di larghezza; occorre ridisegnare l’apertura portandola ad almeno 15 metri pur conservando l’architrave superiore dove si mantiene la scritta originale “Manzoni”. Anche la profondità del palcoscenico deve raggiungere almeno i 14 metri per contenere orchestra e coristi per le sinfonie di Mahler e altri con 80 orchestrali. Viene quindi rifatto l’intero palcoscenico peraltro non più rispondente ai requisiti acustici necessari; tanto più che il nuovo palco contiene anche i sistemi di piattaforma mobile collegata ai livelli sottostanti per l’introduzione automatica in scena di pianoforte e altri strumenti direttamente dagli interrati.

Sopra lo stesso palcoscenico sono ricavati ambienti tecnici e la sala di registrazione con le caratteristiche acustiche che le sono proprie. La gradinata della galleria è rifatta per l’esigenza di eliminare i fastidiosi pilastri che la sorreggevano e che ostacolavano la visibilità al sottostante livello di platea. Nel secondo interrato sono ricavati gli ambienti tecnici e di immagazzinamento per strumenti e attrezzature, mentre al primo livello interrato è ricavato il foyer per il pubblico di facile accesso dal piano d’ingresso sia con le scale che col nuovo ascensore che consente anche ai portatori di handicap l’accesso ai diversi piani inferiori e superiori. Sempre al primo interrato sono ricavati i camerini sia per la direzione che per gli orchestrali e coristi con gli annessi servizi. La plafonatura del foyer costituisce nuovo supporto all’impiantistica di condizionamento termico che alimenta ogni singola poltrona del pubblico con immissione a bassissima velocità di aria nuova termoregolata attraverso il piantone forato delle sedute. Ciò evita la concentrazione di immissione d’aria con bocchette fastidiose oltre che rumorose. L’architettura interna della sala è improntata alla morbidezza che il calore del legno sa offrire con i rivestimenti delle pareti in pannelli sagomati di faggio, il parquet e le strutture delle sedute anch’esse in faggio così da armonizzare con toni chiari la presenza delle poltrone in tessuto rosso e valorizzare la soffittatura che con i decori restaurati forniscono una suggestiva immagine complessiva ancor più accentuata dal vetro punteggiato centrale. I decori di soffitto risultano attribuiti a Ruggero Frazzoni e sono realizzati con pitture a spruzzo dai colori con leganti di sintesi con l’impiego d’argento, rame, oro con interessanti cangiantismi.

Il recupero in accordo con la Soprintendenza ha conservato integralmente l’immagine riprendendo appena le porzioni ammalorate. Le balconate in tono quasi bianco sono in nuance al legno che supporta le luci indirette poste sotto il profilo di specchio che ingigantisce i plafoni e rende “aeree” le stesse balconate. Anche la camera acustica in palcoscenico continua il disegno delle pannellature in legno fino al plafone dove gli elementi sono mobili per consentire versatilità funzionale con l’introduzione, ove opportuno, di americane attrezzate, di schermo cinematografico, di effetti speciali per esigenze sceniche. Il mantenimento della cabina di proiezione consente infatti la possibilità di immagini o traduzioni riferibili agli spettacoli musicali. A lato della cabina, alla sommità della galleria sono ricavati ambienti per la stampa, per la traduzione simultanea da utilizzarsi nei convegni e incontri programmabili. Come è noto la sala con la destinazione principale sinfonica richiede tempi di riverberazione acustica piuttosto lunghi: il suono non deve scemare troppo rapidamente, perciò le pannellature lignee sono di notevole consistenza (50KG/mq) e la loro superficie è diffondente. L’architettura e l’acustica si sono fra loro armonizzate con lo studio di modelli matematici di simulazione e con verifiche successive su tutti i componenti geometrici della sala. L’approfondimento e l’attenzione acustica hanno puntualmente approfondito le qualità di superfici sia in legno che in vetro, la possibilità di variazione dell’inclinazione dei pannelli sotto galleria, la fonoassorbenza delle pareti fondo sala (realizzate con superfici forate stratificate), le sedute che con l’imbottitura solo interna consentono una risposta acustica quasi identica alla “sala piena di pubblico” offrendo anche alle prove d’orchestra una verifica attendibile. Si ha, alle prove effettuate, un tempo di riverberazione di 1.8-1.9 sec sulle frequenze medie: ideale per sale di questa dimensione con una diffusione pressoché uniforme. Il progetto è concepito anche per consentire rappresentazioni con impianti elettroacustici con potenze non eccessive evitando echi fastidiosi. Gli impianti di sonorizzazione per il “parlato” consentono i meeting e i convegni. La capienza complessiva per il pubblico è di 1234 posti a sedere compresi quelli per portatori di handicap. Sono inoltre installati impianti di emergenza, antincendio e di sicurezza con apparecchiature invisibili dall’esterno così come richiesto dal rispetto ambientale di un edificio che ripropone sulle facciate principali di Via de’ Corighi / Via de’ Monari l’originale immagine tardo liberty ancora precisamente leggibile con le bugnature, i festoni e le scritte.

Capienza sala: 1228 posti
Capienza Sala conferenze al primo piano: fino a 90 persone
Capienza foyer al piano interrato: 200 persone (bar disponibile per light lunch ed eventi)